Il 5 ottobre del 2015, sfiorando la tragedia, è venuto giù un costone a monte dell’A18 all’altezza di Letojanni occupando l’intera carreggiata.

Oggi, a più di quattro anni da quel grave episodio la frana è ancora lì. In questi anni quello che è emerso è un continuo rimpallo di responsabilità, accuse, promesse e l’ira degli automobilisti che tutti i giorni su quel tratto rischiano la vita.

Proteste che, però, rimangono sulla “carta” (meglio dire dietro gli schermi dei computer e degli smartphone) e si fermano in larga parte ai social. L’ultima iniziativa è stata organizzata ieri mattina a Letojanni da Guglielmo Trusso e Giuseppe Leotta, entrambi attivisti del Movimento Cinque Stelle di Giardini Naxos che volevano portare in piazza i cittadini della riviera jonica messinese per far sentire la propria voce contro l’avvio a rilento dei lavori.

Le poche presenze ed il mancato coinvolgimento dei cittadini “vittime” del disservizio non fanno altro che evidenziare come un argomento così delicato non riesce ad avere l’attenzione non solo dell’opinione pubblica ma neanche delle autorità.

Sul flop di ieri ha pesato l’intestazione politica di una battaglia che deve essere di tutti, senza steccati politici. I pericoli a cui vanno incontro gli abitanti dei comuni coinvolti sono chiari a tutti. Come se non bastasse, anche la rete stradale presenta delle criticità non indifferenti come il sottopasso di S. Alessio Siculo, realizzato nel 2012 da Rete Ferroviaria Italiana e Anas, in sostituzione del passaggio a livello esistente dalla fine dell’800.

Tutto questo non basta a sollevare una protesta pubblica forte, in grado di far cambiare rotta. Forse perché non siamo in presenza di una sola frana: “siamo tutti una frana!”.