La Sicilia per secoli è stata culla di cultura e storia, molti personaggi importanti infatti hanno visto la luce su quest’isola. Non di tutti però se ne conserva sempre la memoria e a subire questa sorte sono state spesso le donne. Ne ricorderemo alcune che grazie alla loro tenacia, intraprendenza e grande forza sono riuscite ad abbattere muri e a lasciare un segno.

Francisca Massara

La prima storia che vogliamo raccontare è quella di Francisca Massara, la prima donna ad indossare un paio di pantaloni. Sebbene si creda erroneamente che a detenere questo primato sia la parigina George Sand, pseudonimo di Aurore Lucile Dupin, diverse fonti dimostrano che nel 1698 proprio Francisca abbia indossato degli “abiti maschili” provocando un grosso scandalo. Della vicenda non si sa molto proprio a causa dello scalpore che suscitò, persino la città d’origine della donna è sconosciuta.

Maria Paternò

Detentrice di un primato è anche Maria Paternò, questa volta però in campo giuridico. Fu la prima donna italiana ad ottenere il divorzio e conquistare un diritto che sarebbe giunto in Italia solo nel 1970. La vicenda risale al 1808, anno in cui era ancora in auge la reggenza Napoleonica che consentiva, come indicato nell’articolo 296 del codice napoleonico, il divorzio. La baronessa di origini catanesi, nonostante i pregiudizi che aleggiavano intorno alla questione, decise di approfittare della legge vigente e lasciare il marito accusandolo di essere un “seviziatore, turpe e taccagno spilorcio”.

Carmelina Caselli

Un’altra donna catanese passata alla storia è Carmelina Caselli, la prima donna italiana ad ottenere una cattedra come docente universitaria. Laureata in lettere, conclusi i suoi studi a Firenze, si dedicò in un primo momento alle scuole pubbliche. Il suo primo incarico di insegnamento universitario lo ebbe infatti dal 1940 al 1949 quando resse la cattedra di storia delle tradizioni popolari, una delle prime tre cattedre istituite in Italia per questa disciplina.

Franca Viola

L’ultima donna che vogliamo ricordare è Franca Viola (nella foto di copertina), la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore diventando simbolo della crescita civile italiana e dell’emancipazione femminile. La giovane, nata ad Alcamo da una famiglia di umili origini, venne promessa in sposa a Filippo Melodia. Si trattava del nipote del mafioso Vincenzo Rimi.
Quando il futuro sposo venne arrestato per furto e appartenenza a una banda mafiosa, la famiglia Viola decise di annullare il fidanzamento. Decisione che fece scatenare la furia di Filippo Melodia che, insieme a dodici amici, rapì Franca. Dopo giorni di sevizie e violenze contro la ragazza i parenti di Melodia contattarono i Viola per la cosiddetta “paciata”, ovvero un incontro volto a mettere le famiglie davanti al fatto compiuto e per far accettare di conseguenza le nozze dei due giovani. Tuttavia la famiglia di Franca grazie all’aiuto della polizia si ribellò alla “legge d’onore”, che vedeva la donna vittima di stupro come priva di onore e “svergognata”. Nonostante la vicenda fu uno scandalo all’epoca, Franca ne uscì vincitrice diventando un simbolo di coraggio per tutte le donne.