Oltre mezzo milione di tonnellate di grano estero si trova attualmente in Italia. Si tratta di grano proveniente da paesi UE e non UE: Turchia, Russia, Spagna e Francia.

L’associazione GranoSalus ha presentato un esposto alla Commissione Europea per la mancata applicazione del Regolamento UE 2016/1313 da parte dell’Italia, norma che si prefigge di tutelare la salute pubblica e a tal proposito fa divieto di utilizzo di Glifosato nel in pre raccolta, al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura. Tuttavia, dalle analisi accertate risulta la presenza del diserbante nei derivati del grano di provenienza extra UE.

Ma cos’è il glisofato e quali i rischi per la salute?

Il glifosato è l’erbicida più diffuso al mondo. Uno studio svolto con il glifosato somministrato ai ratti sembrava averne dimostrato la cancerogenicità. Tuttavia, l’articolo pubblicato nel 2012 è stato in seguito ritrattato per problemi di metodo e i dati non sono mai stati replicati in studi di qualità superiore. Dopo attenta analisi delle prove disponibili, lo IARC di Lione ha classificato il glifosato nel gruppo 2 A, tra i probabili cancerogeni. A livello nazionale si osservano decisioni che vanno dal divieto di vendita ai privati per uso casalingo (Olanda) fino al divieto di commercializzazione della combinazione del glifosato con ammina di sego polietossilata (Italia) che potrebbe essere all’origine dei problemi di tossicità per l’uomo.

Il caso del glifosato rappresenta, al momento attuale, un buon esempio di sospetta cancerogenicità non sufficientemente dimostrata, nei confronti della quale le istituzioni hanno deciso di mettere in atto il principio di precauzione: non vietarne del tutto l’uso (mossa che potrebbe avere effetti negativi sulla produzione agricola) ma istituire limiti e controlli nell’attesa di ulteriori studi.

Visto il rischio di cancerogenicità bisognerebbe prestare massima attenzione soprattutto da raccolti provenienti dai paesi non UE che hanno disposizioni diverse per l’uso di pesticidi.