La nuova piattaforma italiana Sistema nazionale di protezione ambientale (SNPA) ha permesso di effettuare un’analisi degli effetti sulla qualità dell’aria delle limitazioni adottate in Lombardia e Veneto a partire dal 23 febbraio e poi estese a tutto il territorio nazionale a partire dall’11 marzo.

In particolare lo studio ha preso in esame il biossido di azoto (NO2) che tra gli inquinanti dell’aria, è quello che più rapidamente risponde alle variazioni delle emissioni e viene prodotto da tutti i processi di combustione, compresi quelli derivanti dal traffico veicolare.

L’NO2 può causare un’infiammazione significativa del tratto respiratorio, mentre l’inquinamento da polveri sottili può causare malattie croniche, respiratorie o cardiovascolari o cancro ai polmoni a lungo termine.

Si è arrivati a scoprire che il blocco delle attività è stato seguito da un calo degli inquinanti, prima nelle zone della Lombardia in cui sono state introdotte le restrizioni e poi nel resto del Nord.

Numeri alla mano, i valori mediani di tutte le stazioni di Lombardia e Veneto sono passati da quantità comprese tra 26 – 40 microg/m3 nel mese di febbraio a 10 – 25 microg/m3 nel mese di marzo, con una riduzione del 50%.

Situazione simile anche in Francia dove l’agenzia francese Airparif ha confermato che le misure di contenimento per combattere il coronavirus hanno portato a un significativo miglioramento della qualità dell’aria a Parigi.