Sarà sicuramente una Pasqua diversa quella di quest’anno ma c’è una cosa alla quale i siciliani sicuramente non rinunceranno, i dolci tipici. Già in queste ore i social sono stati invasi di foto che ritraggono ogni prelibatezza dalla cuddura ai panini di cena.

Vediamo adesso di entrare nella tradizione e fare un viaggio culturale alla ricerca delle origini di questi dolci tipici.

Partiamo dalla cuddura cu l’ova, pare che il nome deriva dal greco antico κολλύρα (Collura) che significa “corona” e denominava i pani votivi a forma di ciambella dati in dono agli Dei. La presenza della uova,in numero dispari, è da ricondurre ad antichi riti pagani che prevedevano lo scambio delle uova come simbolo di fecondità e successivamente interpretate come simbolo di rinascita e resurrezione e affiancate al periodo pasquale.

A Messina tipici sono poi i panini di cena che venivano preparati anticamente dai contadini nel periodo pasquale, per ricordare l’ultima cena di Cristo con gli apostoli. Profumatissimi e morbidi.

Altro dolce tipico siciliano molto amato è la pecorella martorana. A seconda dei luoghi subisce delle varianti mantenendo la base comune di pasta reale. Quella composta soltanto di pasta reale (o di mandorla o di martorana) appartiene alla tradizione della pasticceria palermitana. Nel Catanese o nel Ragusano è possibile trovarle farcite con pistacchio e zucca mentre nel Trapanese si trova ripiena con la conserva di cedro dove la forma in bassorilievo è accuratissima nella decorazione. A Messina è facile trovarle a macchie bianche e nere oppure di pasta frolla imbottita con conserva di cedro. Altra variante è quella della provincia di Agrigento dove è possibile trovare gli agnellini rivestiti di ghiaccia. Tutte, o quasi, hanno in comune la pasta reale e tutte sono adornate con l’immancabile labaro, ovvero una bandiera, rosso bordato d’oro che, in araldica, viene utilizzato per indicare il monogramma di Cristo. Si tratta di un dolce molto coreografico poiché prevede la pecorella sdraiata su una base verde o color paglia cosparsa di confettini colorati e piccole uova di Pasqua di cioccolato, e infine il labaro conficcato sul dorso.

Infine menzioniamo la regina dei dolci siciliani, la cassata. La frase “tintu è cu un mancia a cassata a matina ri Pasqua” (meschino chi non mangia cassata la mattina di Pasqua) fa riferimento alla tradizione secondo cui le monache siciliane preparavano il dolce soltanto per il periodo pasquale. E’ quanto si desume da un documento ufficiale del primo sinodo dei vescovi siciliani a Mazara del Vallo del 1575.